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I campi dei Mondiali Antirazzisti nell’edizione di Casalecchio di Reno (Bologna, 2008) - Foto di Antonio Marcello

Sport sociale Francesco Mazzanti Martedì 20 febbraio 2018

Prendere a pedate il razzismo

Educazione sportiva e scuola di calcio: breve storia della Hic Sunt Leones, nata sotto il sole dei Mondiali Antirazzisti.

All’Arcoveggio prima di una partita


«Qui giovani leoni danno le loro vite. In fondo non conta il risultato ma l’amore che hai dato». Così, nel 2005, cantavano gli Assalti frontali da un garage di Centocelle. E a Bologna il messaggio deve essere arrivato chiaro. La squadra Hic Sunt Leones, che omaggia con il nome la canzone e l’omonimo album del gruppo romano, nasce nell’estate del 2011 da un gruppo di attivisti del centro sociale bolognese Tpo. L’occasione è quella dei Mondiali Antirazzisti: per la prima volta si decide di costruire una squadra più “competitiva” che, incredibilmente, vincerà il torneo. E anche la Coppa Invisibili, dedicata a Fabiano, un attivista che subì torture e violenze negli scontri in Valsusa del 3 luglio. 

«Al Pontelungo, dove ci allenavamo prima – racconta Giulio Lacamera, giocatore e autore della tesi in scienze politiche Calcio insieme: una progettazione diffusa per l’integrazione sociale attraverso lo sport – mancava la relazione di prossimità con il quartiere. Ed era quello che noi cercavamo, soprattutto con i ragazzi, all’inizio». La Palestra Tpo infatti aveva già firmato con i quartieri Porto, Saragozza e Navile un patto di collaborazione dal nome “Sport insieme”, per permettere ai giovani di praticare la boxe con serietà. È l’esempio tracciato, che Hsl segue per strutturare un settore giovanile calcistico alla Pescarola. Dare la possibilità a tutti di giocare, abbassando notevolmente la quota annuale del tesseramento e offrendo la possibilità di godere di uno spazio pubblico come il campo da calcio a 11, guardato e mai sfruttato dai ragazzi del quartiere. «È il diritto allo sport allargato a tutti – conclude Lacamera – la salute dei giovani accostata alla felicità e al diritto al gioco».

Non si poteva che partire da Castelfranco Emilia. «I Mondiali – afferma Roberto Terra, allenatore e fondatore della squadra – sono la sintesi perfetta del nostro modo di pensare il calcio. Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: partiamo da qui». Nel 2011/2012 Hic Sunt Leones partecipa così al primo campionato Uisp di calcio a 7, l’anno successivo si iscriverà al campionato Dilettanti di calcio a 11 e in questo momento milita nel Master, sempre con Uisp. Il Tpo, all’inizio, sostiene economicamente l’avvio di una squadra senza palloni, senza divise e alla prima esperienza. «Un aiuto fondamentale – continua Terra – soprattutto se si pensa alla solita idea che avevano i compagni del calcio, visto come simbolo del capitalismo».

Gli Allievi Hic Sunt Leones prima di una partita al Pizzoli, stagione 2016/2017

Lo stadio del quartiere Pescarola, dove Hic Sunt Leones si allena e gioca da quattro anni, è stato dedicato a Tommaso Tori, giovane sportivo bolognese morto nel 2014 a causa di una grave malattia. Il 25 aprile scorso, in occasione della Festa della Liberazione, Hic Sunt Leones (quando non era ancora stato dedicato il campo a “Tuma”) aveva pensato di dedicare una targa a Mauro Pizzoli, giovane antifascista bolognese torturato e ucciso dai nazi-fascisti durante l’occupazione della città. A soli 20 anni, nel 1944, stava entrando in una casa colonica a Corticella per liberare del bestiame requisito. Fu scoperto dai tedeschi che lo condussero in via delle Fonti, dove venne impiccato. Sepolto nell’ossario dei Partigiani alla Certosa, il suo nome compare anche nel sacrario di Piazza Maggiore. Il giovane Mauro aveva una passione: la bicicletta. «Pizzolino – così lo chiamavano i suoi ammiratori – a vent’anni era già un campione in miniatura: quel suo fisico armonioso e ben muscolato, quei suoi occhietti da ragazzo sveglio e intelligente, quella sua accortezza e tempestività erano altrettanto pegni di un futuro prodigo di soddisfazioni. Dominò fra gli allievi (13 vittorie nel 1942) sin dalle prime battute della sua attività; dominò un anno dopo tra i dilettanti ottenendo fino al 16 luglio altri undici splendenti successi. Vinse a destra e sinistra, vicino e lontano dalla sua città. Ora questo elenco è forzatamente e tragicamente interrotto».

Nasce così una squadra che cerca i migranti, dal Senegal a Bergamo, che nelle sciarpe scrive con orgoglio “football antirazzista”, per costruire nuove forme di socialità che escano poi dal rettangolo verde. Nel 2013, con l’emergenza Nord Africa, arrivarono alla caserma dei Prati di Caprara di Bologna circa 200 africani, tra cui soprattutto giovani nigeriani. «Lì siamo intervenuti con il Tpo – dichiara Terra –  per monitorare la gestione del campo da parte della Croce Rossa e siamo entrati a contatto con i primi migranti». Poi, un ruolo fondamentale nella partecipazione di questa componente l’hanno giocato Kalima, la scuola d’italiano e lo sportello legale del Tpo. Si sa, imparare una lingua, oltre alla fatica, può essere anche divertente. Ma non lo sarà mai come correre dietro a una palla, dove ci si capisce tutti benissimo. Così arrivano Babu, Yakoub, Franck, Bacar, Ebrima, Ibrahim, Charlie e tanti altri. In seguito alla creazione del settore giovanile e alla No Border Cup, un torneo estivo di calcio a 11 che dura un mese, giunto alla terza edizione, è nato un rapporto sempre più solido tra i rossoblù e gli abitanti del quartiere. Soprattutto con il Comitato Residenti Agucchi-Zanardi, che ha il suo spazio di ritrovo nelle case Acer che circondano il campo. «Un comitato che dimostra una grande voglia di aiutarsi e di far fronte ai problemi collettivamente, anche quelli apparentemente meno importanti della quotidianità», ha affermato Lacamera. La condivisione di alcune proposte ha portato alla stesura del progetto “Piazza Pizzoli”, insieme con i rugbisti dei Cinghiali e delle Cinghiale del Setta, che ha vinto, per ciò che riguarda il quartiere Navile, il finanziamento nell’ambito del Bilancio Partecipativo del Comune di Bologna. I fondi serviranno per rendere più accessibile e percorribile dai residenti il parco, che si trova proprio nel cuore del centro sportivo, per far sì che diventi un luogo di passaggio ma anche di incontro, una piazza a tutti gli effetti. Tra i vari obiettivi, la costruzione di una carrozzina-altalena e l’abbattimento di alcune barriere architettoniche.

La veduta satellitare del Pizzoli, nel quartiere Pescarola


Nel frattempo la polisportiva Hic Sunt Leones si allarga, nel 2017 sono circa 500 gli iscritti alle varie attività sportive della palestra, già attiva prima che venisse creata la squadra di calcio. Boxe, tessuti aerei, muay thai, danza… e per quanto riguarda il football, il settore giovanile. «Hic Sunt Leones Pescarola: scuola di calcio e di educazione sportiva», si legge sullo striscione di via Agucchi, proprio all’ingresso della tribuna. «L’idea di creare il giovanile – afferma Mario Catapano, capitano e fondatore della squadra – è nata tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 con l’intento di riproporre il modello di pensiero e di accessibilità allo sport già esistenti nella squadra di calcio adulti». Nel 2015 i primi allenamenti con alcuni ragazzi che frequentano il Pizzoli, nasce la prima squadra che parteciperà al campionato Uisp da settembre. Nel 2017 gli Allievi vinceranno la coppa al Dall’Ara: un traguardo incredibile che, però, rappresenta un altro punto di partenza.

 

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Francesco Mazzanti
Dopo la laurea internazionale in Culture letterarie europee studia al Master di Giornalismo dell’Università di Bologna. Nel 2018, insieme a Enrico Mariani, ha pubblicato per Pequod il libro Sulla schiena del drago, reportage in Vespa dalle terre del centro Italia colpite dal terremoto del 2016. Nella rete delle polisportive popolari, opera nel settore dell’accoglienza dei migranti, in particolare come allenatore di calcio.




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