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Foto di Vittorio Martone

Reportage Francesco Mazzanti Venerdì 23 marzo 2018

La corsa dei sassi

Inizia il nostro viaggio tra borghi e montagne dell’Emilia-Romagna, per raccontare i territori che ospitano le gare di trail running.

Il percorso da 34 km del Trail della Riva, dal sito dell’evento

Camminare e correre tra sentieri e boschi senza bisogno di raggiungere le aspre vette delle Alpi o quelle più dolci dell’Appennino. Nella provincia di Modena, al confine con il territorio bolognese, si trova il parco regionale dei sassi di Roccamalatina: un’area protetta preappenninica che sabato 7 aprile 2018 ospiterà la quinta edizione del Trail della Riva, evento ormai consolidato che fa parte del circuito del Trail dei Parchi dell’Emilia. La gara, organizzata dal Mud and snow team, prevede la partenza alle ore 10 dal campo sportivo di Roccamalatina in via Ronzone 228 e si divide in due percorsi differenti, entrambi su sentieri ufficiali riconosciuti dal Cai: uno da 20 chilometri, più adatto ai velocisti e uno da 34 chilometri, più indicato per atleti che sanno affrontare dislivelli notevoli. I vincitori dei due tracciati saranno riconosciuti campioni regionali Uisp di trail running.

«Vogliamo ricordare – ha affermato l’organizzatore della gara Francesco Misley – che il Trail della Riva, da tre anni, è ecocompatibile. Tutti i materiali che utilizziamo sono bio, sia durante il pasta party che nei punti di ristoro. Abbiamo anche un accordo con Hera per la raccolta dei rifiuti alla fine dell’evento». Sarebbe veramente un peccato, infatti, inquinare un ambiente naturale dove si trovano animali affascinanti come il falco pellegrino e dove la flora è protetta. La vera attrazione del parco, che si affaccia sulla valle del fiume Panaro, e da cui è possibile scorgere, guardando a ovest, il Corno alle Scale, il Cimone e il Cusna, sono i sassi: “bancate di arenaria” che svettano, ruvide e spigolose, dal verde delle colline e dei boschi. Sassi che sono raggiungibili da Roccamalatina attraverso due strade: la più recente, asfaltata, e quella vecchia, detta via del Pugnano.

L’ottavo chilometro di entrambi i percorsi (20 e 34 chilometri), sul monte della Riva, è stato dedicato a Federico Scaltriti. «Un nostro atleta – ha dichiarato Misley – che ha sempre dato una grande mano nell’organizzazione del Trail della Riva. Noi vogliamo ricordarlo perché questa era una gara che amava e per cui collaborava». Il Trofeo Scaltriti premierà i due migliori giovani «perché Federico li ha sempre apprezzati». Proprio un anno fa Scaltriti partecipava alla quarta edizione del Trail della Riva, documentando con delle foto la giornata di sport ma, nello stesso mese, un brutto incidente stradale gli toglieva la vita. Questa edizione vuole quindi essere un omaggio a “Tito” che amava moltissimo correre in montagna e che aveva partecipato a gare famose e difficili come quella del Monte Bianco.

Dei sassi, solo uno è accessibile: il sasso della croce, antica e naturale torre difensiva che rappresentava il confine dove si fronteggiarono bizantini e longobardi. Non distante da questo si trova il “dito di Samone”, una guglia di arenaria sconosciuta e isolata rispetto ai quelle che danno il nome alla zona. Proprio qui passerà il Trail della Riva, in questa piccola frazione a 623 metri di altitudine del comune di Guiglia che segna il confine sud del parco. L’idea degli organizzatori, come ha dichiarato Misley, è quella di valorizzare anche i luoghi meno conosciuti della zona. Cosa fare a Samone, dunque? Nel borgo storico è possibile visitare la Mostra permanente della tigella: da queste parti, si sa, con il cibo non si scherza. Il percorso espositivo mostra i «cicli di lavoro connessi alla produzione degli strumenti e del cibo», primo fra tutti, la tigella. Un disco di terracotta utilizzato per cucinare le famose crescentine di farina di grano e di castagne (quelle che nelle città emiliane sono note come “tigelle”).

Che cos’è una crescentina? Che cos’è una tigella? E la crescenta? E lo gnocco? E la torta fritta? Città che vai, denominazione che trovi. Se il Museo permanente della tigella di Samone può essere d’aiuto per comprendere storia e metodi nella produzione di questa pietanza, è molto probabile che un avventore non del luogo ordini un piatto essendo convinto di volerne mangiare un altro. A Bologna, ad esempio, si chiama crescentina quello che a Modena è definito come gnocco fritto. E come funziona a Roccamalatina, che è in provincia di Modena, vicino Bologna, e non è più città ma Preappennino? Un’enigma difficile da risolvere. Secondo la Gazzetta di Modena « la differenza tra tigella e crescentina è da ricercarsi nella metonimia, ovvero quell’artificio linguistico che consiste nella sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di vicinanza». La tigella, quindi, è lo strumento in terracotta che nella tradizione delle famiglie dell’Appennino modenese e bolognese veniva e viene utilizzato per cucinare l’impasto. La crescentina è quel che vi cuoce dentro. Poi arriva lo slittamento semantico che porta il nome dello strumento a rappresentare il prodotto finale.
La poesia Accusa che Ettore Pedroni rivolge a Benito Mussolini è riportata nel saggio “Perdonate se non sono dell’arte: con lo studio farei un’altra parte”. Un poeta di paese: Ettore Pedroni di Pieve di Trebbio, del ricercatore Gian Paolo Borghi che, nella bibliografia, sottolinea che il testo è «parzialmente trascritto dal verso di un foglio a stampa della Latteria Sociale di Pieve di Trebbio».

«Aggrava su tè il terrore di guerra / che hai bagnato di sangue la terra / e colla tua falsa dottrina / tutto il mondo hai messo in rovina / volevi spaccare le alte montagne / e poi sei crepato al par di castagne. / La tua bocaccia con tanti sarcasmi / lascia un ricordo di stenti e di spasmi / giammai il mondo ti scorderà / ed io ti condanno all’eternità / (condanna) / ti passo al reparto dei gelidi ghiacci / là troverai la tua Petacci / con essa godesti a metà la pigione / qual tua porca e tu il porcone. / Arriva il demonio / Pietro torna indietro / Il Duce è pentito/ Padre perdonami! / R. Perdonai al mio ladrone / perdono anche a te / L’uomo s’affanna cammina e s’affretta / cercando la pace colla vendetta».

Oltre a bellezze naturali e antiche costruzioni sono soprattutto le attività quotidiane degli abitanti a essere degne di nota. Dai prosciuttifici, come quello di Samone, al lavoro dei campi. Proprio in questo contesto lavorava il poeta-contadino Ettore Pedroni, nato a Roccamalatina nel 1898 e morto nell’ospedale di Vignola nel 1973. Data la natura privata delle sue popolari composizioni restano pochi documenti a testimoniare la vena creativa e l’“oralità scritta” delle sue poesie, in dialetto e in italiano. Pedroni lavorava la terra ma si racconta che spesso portasse con sé dei fogli dove appuntava pensieri, filastrocche, frasi in rima: veniva chiamato anche come “moderno cantastorie” in occasione di ricorrenze speciali, feste o matrimoni. Si cimentò con i personaggi della storia quando compose un’accusa a Mussolini (per cui chiese perdono, vista la fede cristiana del poeta). Oppure quando con il suo umorismo denunciò i dolori della guerra ricordando la battaglia di Pieve di Trebbio del 12 marzo 1944: «un altro schietto ringraziamento pei costruttori del monumento. Questa inaugurazione sarà più gradita se impareremo ad amarci più in vita».

 

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Francesco Mazzanti
Dopo la laurea internazionale in Culture letterarie europee studia al Master di Giornalismo dell’Università di Bologna. Nel 2018, insieme a Enrico Mariani, ha pubblicato per Pequod il libro Sulla schiena del drago, reportage in Vespa dalle terre del centro Italia colpite dal terremoto del 2016. Nella rete delle polisportive popolari, opera nel settore dell’accoglienza dei migranti, in particolare come allenatore di calcio.

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